Wednesday, February 23, 2005

DON'T PANIC. April 29, 2005.

Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell’estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c’è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c’è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro–verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un’ottima invenzione.

Questo pianeta ha, o meglio aveva, un fondamentale problema: la maggior parte dei suoi abitanti erano infatti afflitti da una quasi costante infelicità. Per risolvere il problema di questa infelicità furono suggerite varie proposte, ma queste per lo più concernevano lo scambio continuo di pezzetti di carta verde, un fatto indubbiamente strano, visto che ad essere infelici non erano i pezzetti di carta verde, ma gli abitanti del pianeta. E così il problema restava inalterato: quasi tutti si sentivano tristi e infelici, perfino quelli che avevano gli orologi digitali. Erano sempre di più quelli che pensavano che fosse stato un grosso errore smettere di essere scimmie e abbandonare gli alberi. E c’erano alcuni che arrivavano a pensare che fosse stato un errore perfino emigrare nella foresta, e che in realtà gli antenati sarebbero dovuti rimanere negli oceani.

E poi, un certo giovedì, quasi duemila anni dopo che un uomo era stato inchiodato a un palo per avere detto che sarebbe stato molto bello cambiare il modo di vivere e cominciare a volersi bene gli uni con gli altri, una ragazza seduta da sola a un piccolo caffè di Rickmansworth capì d’un tratto cos’era che per tutto quel tempo non era andato per il verso giusto, e finalmente comprese in che modo il mondo sarebbe potuto diventare un luogo di felicità. Questa volta la soluzione era quella giusta, non poteva non funzionare, e nessuno sarebbe stato inchiodato ad alcunché. Purtroppo però, prima che la ragazza riuscisse a raggiungere un telefono per comunicare a qualcuno la sua idea, successe una stupida quanto terribile catastrofe, e di quell’idea non si seppe mai più nulla.

Questa non è la storia della ragazza. È la storia di quella stupida quanto terribile catastrofe, e di alcune delle sue conseguenze. È anche la storia di un libro, un libro intitolato Guida Galattica per gli Autostoppisti, un libro non terrestre e mai pubblicato sulla Terra, e che, fino al momento della terribile catastrofe, era completamente ignorato dai terrestri. Tuttavia, si trattava di un libro notevolissimo. In effetti, era probabilmente il libro più notevole che fosse mai stato stampato dalla grande casa editrice dell’Orsa Minore, della quale pure nessun terrestre aveva mai sentito parlare. Ma non è soltanto un libro notevolissimo, è anche un libro di enorme successo, più popolare di Costruitevi la seconda casa in Cielo, più venduto di Altre 53 cose da fare a Gravità Zero, e più controverso della trilogia filosofico–sensazionale di Oolon Colluphid, Anche Dio può sbagliare, Altri grossi sbagli di Dio e Ma questo Dio, insomma, chi è?.

In molte delle civiltà meno formaliste dell’Orlo Esterno Est della Galassia, la Guida Galattica per gli Autostoppisti ha già soppiantato la grande Enciclopedia Galattica, diventando la depositaria di tutto il sapere e di tutta la scienza, perché, nonostante presenti molte lacune e contenga molte notizie spurie, o se non altro alquanto imprecise, ha due importanti vantaggi rispetto alla più vecchia e più accademica Enciclopedia. Uno, costa un po’ meno; due, ha stampate un copertina, a grandi caratteri che ispirano fiducia, le parole NON FATEVI PRENDERE DAL PANICO. Ma la storia di quel terribile, stupido giovedì, la storia delle sue straordinarie conseguenze, e la storia di come quelle conseguenze siano indissolubilmente legate al detto libro, comincia in modo molto semplice. Comincia da una certa casa.

© 1979 Douglas Adams
© 1980 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
Traduzione di Laura Serra
URANIA n. 843 – 6 luglio 1980


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